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Figli più poveri dei padri: la nostra generazione deve farsi sentire

Se in Italia ci sono 1,2 milioni di bambini in condizione di povertà, qualcosa evidentemente è sfuggito di mano.

Se dal 2008 siamo passati dal 3,7% al 12,5% di minori in povertà assoluta, qualche cosa non funziona.

Se negli ultimi anni il 14% delle bambine e dei bambini ha sofferto nella paura di non avere un tetto sopra la testa, sicuramente dovremmo farci qualche domanda.

Se siamo il fanalino di coda in Europa per investimenti in Istruzione e Università, non possiamo stupirci delle scuole fatiscenti, di edifici fuori norma, di controsoffitti che crollano sulla testa degli studenti. E nemmeno del fatto che negli ultimi due anni è tornato ad aumentare l’abbandono scolastico.

Se la povertà degli over 65 si è ridotta e quella degli under 17 è aumentata, non possiamo stupirci dei 200mila giovani che hanno abbandonato l’Italia negli ultimi anni e che continuano ad abbandonarla.

La nostra generazione è la prima costretta in una prospettiva di futuro più infelice di quella dei suoi padri. E non basterà nessuna retorica stucchevole a cambiare questa realtà.

Non serviranno le carinerie, le chiacchiere sulla meritocrazia e sulle opportunità, i racconti favoleschi sulle magnifiche sorti progressive che ci aspettano se guardiamo al futuro con speranza.

Non serviranno nemmeno i demagoghi che ci indicano un capro espiatorio contro cui inveire, mentre tutto ci crolla addosso e mentre si continua a fare gli interessi dei pochi, contro i nostri interessi.

Abbiamo bisogno di prendere in mano la questione generazionale e combattere per risolverla. Abbiamo bisogno di raddoppiare gli investimenti in Scuola, Università, ricerca e sviluppo. Abbiamo bisogno di un piano di edilizia pubblica, abbiamo bisogno di rimettere soldi nella sanità.

Abbiamo bisogno di prendere in mano la cultura, il sapere, di organizzarci e di lottare contro l’ingiustizia e l’insostenibilità di questo sistema. Non c’è più tempo da perdere.

Impegniamoci in politica, nelle associazioni, nelle piazze, a scuola e in università, nei luoghi della vita quotidiana. Alziamo la voce.

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