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Un decennio per ricucire: gli anni ’20 del 2000

La crisi dell’euro, l’austerity, la primavera araba repressa nel sangue e le sue drammatiche conseguenze, e poi terrorismo, guerre, crisi migratoria, Brexit, Trump, Catalogna, proteste in Sudamerica, Medio Oriente, Hong Kong, emergenza climatica globale.

Gli smartphone, YouTube, i social network, Netflix, Amazon, i Big Data, l’intelligenza artificiale, la quarta rivoluzione industriale.

I nomi di alcune dei mille capitoli che ci dimostrano una volta di più che no, la Storia non aveva alcuna intenzione di finire nel 1989.

Ci siamo lasciati alle spalle un decennio spaccato nella frattura fra promesse e realtà, crescita e uguaglianza, benessere e felicità. Un decennio sospeso nel conflitto fra speranza e paura, opulenza e miseria, libertà e sicurezza.

Se vogliamo che il prossimo sia il decennio del riscatto, dovrà essere il decennio del rammendo. Della ricucitura dei legami che si sono sciolti. Persona e persona, persona e società, persona e Natura.

Avremo bisogno della creatività, della passione e dell’impegno della nostra generazione, che ha vissuto adolescenza e giovinezza sul crinale di questa frattura.

Molto, quasi tutto, dovrà cambiare: servirà riscoprire la sobrietà, che non è l’ingiusta privazione imposta dai pochi ai molti, ma la libera scelta dell’essenziale; il senso del limite, che non è il muro ma la frontiera aperta dell’incontro con l’altro; la calma e la mitezza, in opposizione alla frenesia disumana dei nostri giorni; la parola e il ragionamento, contro la prigione dello slogan e del tweet. Forse più di ogni altra cosa, il bisogno irrinunciabile di solidarietà e di fraternità.

Tutto questo riguarda le nostre scelte quotidiane, ma intreccia l’Io di ciascuno con un Tu, con un Noi più che mai necessario. Solo insieme, solo collettivamente potremo costruire il nostro riscatto.

A questi anni ’20. A noi!

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