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Una vera sfida per la sinistra: la battaglia per i beni comuni

Il Governo PD – 5 Stelle aveva fra i punti dell’accordo politico che ne è diventato il fondamento quello della tutela dei Beni Comuni. Certo, le cose si scrivono e poi si dimenticano, ma dietro questa dichiarazione di intenti c’è un mondo di riflessioni, idee e proposte.

La tutela e la valorizzazione dei beni comuni è uno dei terreni sui quali ricostruire la sinistra di cui l’Italia ha bisogno. Uno dei luoghi nei quali incontrare e avvicinare persone che oggi non votano il PD ma che condividono i valori che esso dovrebbe rappresentare.

Inoltre, dalla valorizzazione e dalla tutela dei beni comuni passa un pezzo fondamentale della rivoluzione politica e culturale della sostenibilità: la costruzione di un’idea nuova del rapporto della Persona con i beni.

Cosa sono i beni comuni? Come possiamo tutelarli? Perché sono fondamentali nella costruzione di un nuovo paradigma di economia e società? Proviamo a dare qualche risposta.

I beni e la proprietà nella nostra Costituzione

Dopo trent’anni di liberalizzazioni e privatizzazioni, è ora di guardare alla nostra Costituzione per aprire la strada ad un’idea nuova e sostenibile della proprietà.
Si parte dall’Art. 42, quando – accanto al riconoscimento della proprietà privata – viene richiesta la garanzia da parte della legge della sua “funzione sociale”.

Andando oltre, all’art. 43, la Costituzione ci suggerisce uno sguardo più ampio rispetto alla semplice e netta distinzione fra beni pubblici e beni privati, e soprattutto ci parla di “comunità di lavoratori o di utenti” ai quali si possono riservare o trasferire imprese che si riferiscano a servizi pubblici essenziali, per il loro carattere di “preminente interesse generale”. Ci sono casi nei quali la Costituzione prevede un governo partecipato dei beni.

Andrebbe fatta una seria riflessione su come oggi vengono gestite le infrastrutture, l’edilizia pubblica residenziale, gli ospedali e le scuole. Aprire al loro governo partecipato darebbe alle comunità strumenti di pressione e controllo di fronte ad inefficienze, ritardi, comportamenti illeciti, e darebbe impulso a un’idea nuova di democrazia e di cittadinanza attiva.

Cosa sono i beni comuni

E poi c’è la categoria del tutto inesplorata, quella dei beni comuni. L’aria, l’acqua, le foreste, i ghiacciai, i boschi, le montagne, i beni culturali e archeologici: cose che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali e al libero sviluppo della persona.

Si tratta di tutti quei beni che devono essere gestiti secondo logiche diverse da quella di mercato, e che vanno difesi e tutelati nell’interesse delle future generazioni. Per questo una rivoluzione verde dell’economia non può prescindere da questo argomento.

I beni comuni devono diventare il luogo fisico dell’incontro fra presente e futuro, lo spazio nel quale gettare le basi di un’economia della relazione e del legame fra cittadini, ricchezza, ambiente e future generazioni.

Quale strada la tutela dei beni comuni

Il riconoscimento, la tutela e la valorizzazione dei beni comuni sono oggetto del lavoro del Comitato Generazioni Future presieduto da Ugo Mattei, che raccoglie le firme per il Progetto di Legge di iniziativa popolare “beni comuni, sociali e sovrani”.

Si tratta di un’iniziativa che riprende il Disegno di legge delega della Commissione Rodotà e propone una revisione del codice civile, che dia piena attuazione alla Costituzione e ci faccia fare il primo passo nella costruzione di una società sostenibile, generativa e partecipativa.

Sul sito trovate tutte le informazioni e i dettagli, anche per contribuire attivamente a questa campagna.

1 commento su “Una vera sfida per la sinistra: la battaglia per i beni comuni”

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