Vai al contenuto
Home » Blog » Politica e attualità » Il primo passo per ritrovarci è smettere di considerare troppo radicali le nostre radici

Il primo passo per ritrovarci è smettere di considerare troppo radicali le nostre radici

L’attuale modello di sviluppo è insostenibile sotto ogni punto di vista, e va sostituito al più presto.

La sanità dev’essere pubblica, gratuita ed efficiente per tutte e tutti.

L’istruzione dev’essere pubblica, gratuita e di qualità per tutte e tutti.

L’arte, la cultura e la scienza devono essere libere, aperte e accessibili a tutte e a tutti.

Tutte e tutti hanno diritto ad un lavoro equamente retribuito, in condizioni di sicurezza, stabilità e piena dignità.

Tutte e tutti hanno diritto ad un tetto sopra la testa per sé e la propria famiglia.

La finanza e il mercato devono essere al servizio delle persone e delle comunità.

Chi non ha nulla non deve pagare nulla, chi ha poco deve pagare poco, chi ha molto deve pagare molto.

Nessuno deve poter evadere o eludere il dovere di contribuire economicamente – secondo quanto possiede – alla comunità.

La democrazia ha un costo, ed è un costo che è giusto pagare per garantire a tutte e a tutti pari voce e dignità.

Se due persone si amano hanno diritto a sposarsi, stare insieme e costruire una famiglia.

La donna e l’uomo devono vivere in condizioni di piena parità e uguaglianza sostanziale, in ogni ambito della società.

Ciascuno è libero di professare la propria fede religiosa, senza essere in alcun modo discriminato o ostacolato, in uno Stato pienamente laico.

Chi nasce e vive in Italia è italiano.

La solidarietà è un dovere inderogabile.

Tutte e tutti sono uguali di fronte alla legge.


Ciò che è radicale, e ciò che invece sta alla radice

Ci sono forse di “ma” o dei “però” da aggiungere a queste semplici affermazioni, che ho messo qui in ordine sparso? No. Non ce ne potrebbero e non ce ne dovrebbero essere.

Queste non sono “proposte radicali”, ma anzi dovrebbero essere semplicemente la base di una qualsiasi proposta anche solo vagamente progressista, vagamente interessata alla giustizia. Probabilmente ne ho dimenticata anche qualcuna.

Non sono cose troppo radicali. Caso mai sono le radici, le fondamenta di un agire coerente nel nostro stesso campo politico.

Questi dovrebbero essere gli assunti di qualunque alleanza, di qualunque percorso politico, di qualunque programma di Governo con dentro una qualsiasi forza timidamente di centrosinistra.

Se qualcuno fra di noi comincia ad affermare che si tratta di affermazioni troppo radicali o non così fondamentali, se si iniziano ad ammettere le postille, i distinguo, i compromessi e i però, allora si va oltre al campo del tollerabile.

C’è una “miopia” giusta. E una sbagliata

La dose di “miopia” sulla base della quale trattare – di cui ha parlato Fabrizio Barca alla due giorni del PD – non può certo essere su questo, sulle basi.

Discutiamo dei contenuti più o meno radicali delle proposte conseguenti a questi assunti, mediamo su quelle. Discutiamo pure di come realizzarle meglio, di come bilanciare gli interessi costrapposti.

In questo si misura l’azione di governo di un Partito progressista moderno: nella capacità di spingere concretamente più in là i diritti e le conquiste dei lavoratori, degli ultimi e dei penultimi, mediando con le altre forze in campo.

Ma è ora di smetterla di rinunciare ai fondamentali, e mi auguro che la tappa di Bologna del PD serva a questo.

Non possiamo più tollerare che si mettano in discussione le basi dello stare insieme civile o che ancora ad alcune categorie di persone siano negati i diritti fondamentali.

Se vogliamo ritrovare noi stessi, il primo punto è smettere di considerare radicali cose che dovremmo considerare assunti non negoziabili.

Cominciare ad essere, sì, radicalmente intransigenti su questo. Radicalmente intransigenti nel non accettare più la subalternità alla destra. Tornare a casa, lì dove avremmo dovuto essere da sempre.

E poi vediamo come spingerci più in là, con proposte più coraggiose, con idee su cui mediare e discutere.

O si pretende il rispetto di questi punti, o è meglio fare altro, e farlo altrove, a partire dal Governo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *