Da Cambridge Analytica al controllo sulle inserzioni a contenuto politico che propagandano fake news, ieri Alexandria Ocasio-Cortez ha messo all’angolo il numero uno di Facebook, Mark Zuckerberg.
Lo ha fatto incalzandolo, domanda dopo domanda, facendo emergere in pochi minuti tutte le falle e le contraddizioni di un social network che ha invaso tutte le sfere della vita quotidiana, e che sempre di più è diventato fondamentale per la vita politica.
Il problema è proprio qui. Si può davvero pensare che il controllo sui contenuti della propaganda politica siano appaltati – sulla base di alcuni “standard di comunità” e di algoritmi di dubbia validità – ad un privato?
Negli scorsi giorni Facebook ha oscurato la pagina di GD Piemonte per il loro sostegno al popolo curdo perseguitato da Erdogan. La situazione ancora non si è risolta. E questo è gravissimo, inaccettabile.
Una delle questioni fondamentali che la politica dovrebbe porsi, da cui non si può scappare oltre, è proprio quella della regolamentazione dei social network e in generale della rete.
Non si tratta di imbavagliare o censurare, ma l’esatto contrario. Le fake news vanno combattute, e questa responsabilità deve essere affidata allo Stato, ai rappresentanti delle istituzioni elette da tutti noi.
Ne va della nostra libertà, ne va del futuro della nostra democrazia.